Primo Viaggio della Memoria organizzato dal Comune di Rho con Aned e Anpi

“Ciascuno ha un compito importante, tenere viva la memoria di ciò che è stato perché non accada più. In un mondo in cui abbondano guerre, dittature, luoghi di tortura, non possiamo chiudere gli occhi e non possiamo tacere. Costruire la democrazia...
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30 Mai 2023

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“Ciascuno ha un compito importante, tenere viva la memoria di ciò che è stato perché non accada più. In un mondo in cui abbondano guerre, dittature, luoghi di tortura, non possiamo chiudere gli occhi e non possiamo tacere. Costruire la democrazia significa ricordare l’orrore e chiedere rispetto per le vittime di allora e di oggi”.

Con queste riflessioni, condivise al microfono sul pullman, si è concluso la sera di domenica 28 maggio il primo Viaggio della Memoria organizzato dal Comune di Rho. Trentasei persone hanno raccolto l'invito del vicesindaco Maria Rita Vergani e visitato a partire da venerdì 26 maggio quel che resta del lager di Bolzano per poi spostarsi in Austria e visitare il Memoriale del campo di Mauthausen, il castello di Hartheim e il Memoriale di Gusen, rendendo omaggio ai deportati lì trasportati, costretti a lavori forzati, uccisi e annientati nei forni crematori.

Prima di partire i partecipanti hanno avuto un incontro preparatorio, proposto da Carmen Meloni, con Giuseppe Paleari, detto Pucci, che si occupa di deportazione nazista di civili dal 1972.
Il gruppo rhodense, organizzato da Paola Cupetti, responsabile del Cerimoniale del Comune, con Fabello Viaggi, è stato accompagnato dalla guida Antonella Nuovo, che non ha soltanto fornito informazioni storiche e logistiche, ma favorito la condivisione e il confronto durante i vari momenti delle tre giornate di viaggio. Un ringraziamento speciale va anche a Teres Stockinger, guida nelle tre tappe austriache, dotata di particolare sensibilità e attenzione verso ogni richiesta di chiarimento da parte dei partecipanti. Nel gruppo, in cui ogni partecipante indossava il fazzoletto bianco-azzurro dei deportati donato da Aned, anche il consigliere regionale Carlo Borghetti, il presidente di Anpi Rho Mario Anzani e il fotografo Paolo Mansolillo, che ha documentato l’intera trasferta e prodotto due video (https://youtu.be/dwAcXZPhmUM; https://youtu.be/E7jSpVr042M).

A Bolzano il corteo con i labari di Comune di Rho e Aned e la bandiera della sezione Gornati dell’Anpi di Rho ha raggiunto via Resia, dove si trova il muro dei nomi che ricorda i deportati rinchiusi al lager di Bolzano dall’estate 1944 al 3 maggio 1945. Qui il vicesindaco Maria Rita Vergani ha deposto una corona in memoria dei rhodensi Pietro Meloni, Gaetano Bellinzoni, Paolo Borsani, Alfredo Caloisi, Angelo Gornati, Guido Menapace, Martino Canegrati, Guido Bianchi, Fausto Siepe. Ciascuno è stato ricordato da Carmen Meloni, nipote di Pietro, che ha elencato destinazioni e destini di tutti.

Luis Walcher,
vicesindaco della Città di Bolzano è intervenuto a nome del Sindaco Renzo Caramaschi, affiancato anche dal Capo di Gabinetto Sabrina Michielli e da Edda Ranalli, responsabile del Corpo di Polizia Municipale.

Aaron Ceolan
, collaboratore dell’Archivio Storico Città di Bolzano, ha ricordato le ricerche avviate nel 1995 da Carla Giacomozzi per fare luce su questo campo: “Nel 2019 è stato rinnovato il passaggio della memoria, con un muro moderno digitale su cui appaiono i nomi di quasi tutti coloro che sono transitati, quasi 9mila rispetto agli 11mila contati. Abbiamo anche realizzato quasi 200 video interviste a sopravvissuti, che trovate online sul sito lageredeportazione.org”.

“Il recupero della memoria ci accomuna, a Rho abbiamo avviato il percorso Memoria è Libertà con targhe e pietre di inciampo
– ha ricordato il vicesindaco rhodense Maria Rita Vergani Alle porte dell’Europa c’è una guerra in corso e questo ci fa capire quanto sia importante lavorare su questo, inoltre i testimoni diretti stanno venendo a mancare, si rischia che il negazionismo prenda il sopravvento. Siamo qui con Aned e Anpi per un viaggio speciale: gli studenti hanno occasioni grazie alle scuole, le persone di mezza età non hanno avuto questa possibilità, così si è pensato a un viaggio dedicato a loro, con supporti culturali e vissuto in gruppo per non sentirsi da soli di fronte a tanto dolore. Facciamo memoria dei cittadini rhodensi passati da qui: trovo bello vedere qui vicino un asilo, rappresenta il legame tra il passato e il futuro”.

Il presidente dell’Anpi di Rho, Mario Anzani, ha evidenziato lo sforzo comune di preservare una “memoria attiva, che si traduca nelle nuove generazioni in senso civico, in volontà di conoscere la storia e di avvalersene”: “Oggi dobbiamo contrastare revisionismo e negazionismo, specialmente quando anche alte cariche istituzionali minimizzano quanto accaduto”.

Sabato 27 maggio si è svolta la visita al Memoriale di Mauthausen dove è stata deposta un'altra corona al monumento alle vittime italiane dopo un minuto di silenzio carico di commozione. Carmen Meloni ha letto il Giuramento di Mauthausen, in cui i sopravvissuti salutano tutti i popoli “con il grido della libertà riconquistata” ed esaltano il valore della fratellanza.
Maria Rita Vergani ha evidenziato come la commozione provata da tutti sia il segno della necessità di onorare le vittime e tramandare la memoria: “Dobbiamo tornare a casa trasformati da questa visita per tramandare il rischio di quanto può succedere e lavorare per la cultura della pace. Un dovere per chi lavora nelle istituzioni ma anche per ciascuno”.

Il gruppo rhodense ha conosciuto gli orrori del lager: le baracche, il bordello dove le deportate venivano ridotte a schiave del sesso, le docce in cui i nuovi arrivati venivano stipati a centinaia dopo essere stati rasati, le camere a gas e i forni crematori dove svaniva nel fumo del camino chi non aveva retto a tante violenze e chi veniva fucilato o impiccato.
La visita è proseguita con il groppo in gola osservando il filo spinato e le foto delle adunate per l’appello del mattino, cui nemmeno i cadaveri dovevano mancare.
Nella stanza dei nomi, un ulteriore momento di commozione ritrovando nei registri il nome di Mario Quaroni, nato a Rho l’8 febbraio 1921, morto a Gusen il 19 aprile 1945.

Altra tappa il castello di Hartheim, donato nel 1898 al kaiser Francesco Giuseppe I e poi divenuto teatro delle esecuzioni di persone con disabilità: 30mila i morti registrati. Lascia il segno la scritta sulla tomba delle ceneri: “Se solo ci fosse qualcuno che mi ascolta”.

Ultima tappa il Memoriale di Gusen, oggi circondato da un quartiere residenziale sorto attorno al forno crematorio, unico reperto di uno scomodo passato. Lì è ora appeso un gagliardetto del Comune di Rho, per ricordare il passaggio di quanti si sono commossi e indignati ascoltando il destino del rhodense Mario Quaroni e di migliaia di deportati. Il campo di Gusen era anche più grande di Mauthausen, sorto accanto a un’altra cava. Un campo di lavori forzati e di morte. Qui la città ha voluto dimenticare, ora il Governo austriaco cerca di acquistare alcuni edifici rimasti in piedi per allargare il Memoriale. La villa che ospitava i gerarchi nazisti, però, è da decenni proprietà di una famiglia che vi risiede e ha creato poco distante una fabbrica di materie plastiche.

Mario Quaroni apparteneva a una famiglia di partigiani, con sua sorella Luigia che lavorava al Comune di Rho e faceva la staffetta sul Lago Maggiore, dove combatté Alfredo Caloisi – ha aggiunto Mario Anzani, presidente di Anpi - Abbiamo visitato luoghi di una inumanità indicibile che pongono interrogativi. In questi luoghi Dio è morto, l’umano è morto. Chi usciva da questi campi voleva un mondo diverso, in cui la giustizia sociale non fosse una parola vacua. In cui la pace potesse accomunare i popoli del mondo. Questo orizzonte lo vediamo purtroppo ancora lontano. Ci rimane ancora un grande lavoro da fare, per rendere omaggio a chi è stato assassinato dalla barbarie nazista e tenere viva la sua memoria perché sia lievito di un mondo migliore”.

Le conclusione del viaggio le ha tratte al ritorno Maria Rita Vergani: “Cerchiamo di salvaguardare la memoria di chi non è più ritornato. Nostro obiettivo è accorciare le distanze ed essere comunità, in questi giorni lo abbiamo fatto. Vivere insieme questo viaggio nell’orrore del passato ha aiutato ciascuno a metabolizzare quanto avvenuto e a trarne sprone per i comportamenti quotidiani, perché tutti possiamo essere testimoni di quanto è stato e impegnarci perché non accada più. Chi non ha memoria ripete, chi conosce la verità ha un compito importante, oggi ancora più di qualche anno fa”.

In allegato la versione integrale del comunicato con tutte le dichiarazioni.

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Letzte Änderung: 30.05.2023 18:12:10

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